Carriera professionale - ieri...
Potrebbe
sembrare un'assurdità parlare di carriera professionale riferendosi
al mondo del lavoro contemporaneo ma non è così. Dipende dal modo
in cui intendiamo il concetto di carriera. Comunemente ci si
riferisce alla carriera di un lavoratore come al
“fare carriera”
cioè ad una ascesa nei livelli gerarchici di un'organizzazione: si
inizia da operaio, dopo dieci anni si diventa responsabili del
proprio gruppo di lavoro, dopo altri dieci dell'unità produttiva e
così via. Una carriera di questo tipo richiede la presenza di almeno
due fattori: il primo è la presenza di un rapporto di lavoro stabile
nel tempo (che evidentemente possa durare anche per tutta la vita) e
il secondo è la disponibilità dell'organizzazione a riconoscere le
capacità di un proprio elemento, valorizzarle e capitalizzarle
secondo principi meritocratici.
Carriera Professionale - oggi...
In
un mercato del lavoro come quello contemporaneo – precario,
dinamico, instabile o flessibile, a seconda dei punti di vista – un
tale concetto di carriera appare quanto meno anacronistico. Sebbene
esistano realtà professionali in cui sia possibile “fare
carriera”
secondo i criteri tradizionali precedentemente citati, queste si
contano ormai sulla punta delle dita e parlare di carriera
professionale ad un ragazzo che oggi cerca lavoro, che ha un
contratto di sei mesi – o lavora senza averne uno – o che stenta
a realizzare la sua prima esperienza lavorativa può sembrare folle.
Ritengo
tuttavia sia fondamentale trattare un tale argomento proprio per
affrontare il mare burrascoso del mondo del lavoro avendo una
direzione da seguire, una mappa, una stella che orienti la
navigazione.
Cos'è
quindi la carriera nel mercato del lavoro contemporaneo?
La
carriera è quel percorso attivamente determinato, costituito da
tutte quelle esperienze – formative, para-professionali o
professionali, maturate anche in contesti diversi ma nel medesimo
settore - che permettono di acquisire le competenze specifiche della
figura professionale identificata come proprio obiettivo.
Definire il proprio obiettivo professionale
Proviamo
a chiarire un po' meglio il concetto analizzando alcune parole chiave
di questa definizione di carriera.
La
prima parola è “obiettivo”. Bisogna avere le idee chiare su dove
si vuole arrivare e bisognerebbe averle quanto prima possibile.
Definire il proprio obiettivo professionale significa scegliere un
settore professionale di riferimento, identificare le posizioni
professionali presenti nel settore e le competenze specifiche che
caratterizzano ciascuna figura. Non basta, ad esempio, dire “mi
piace l'informatica e vorrei lavorare in questo settore”. Bisogna
conoscere tutte le figure professionali che si muovono all'interno
dell'ambito informatico e per ognuna di esse identificare il profilo
di competenze che caratterizza una posizione piuttosto che un'altra.
Sebbene in un settore ci possano essere competenze condivise, altre
sono specifiche e specialistiche per ciascuna figura. Il profilo di
competenze di un tecnico Hardware e le esperienze realizzate per
acquisirlo possono essere diverse da quelle di un
programmatore/sviluppatore o da quelle di un sistemista o di un
esperto di cyber security ecc. Così come per qualsiasi altro settore
professionale, dalla ristorazione alle risorse umane, dall'ingegneria
al turismo. Bisogna conoscere la propria figura di riferimento, il
proprio target, nel dettaglio. Come fare? Si possono studiare gli
annunci di lavoro, ad esempio. Se un annuncio di lavoro è ben
scritto – ed è ben scritto se si basa su una job description -
definirà nel dettaglio le competenze richieste per ogni figura
professionale dal mercato del lavoro. Ma anche una ricerca delle
mansioni che caratterizzano un profilo professionale può essere
adeguata al compito.
Sviluppare competenze
La
seconda parola chiave è “competenza”. Per qualsiasi profilo
professionale è possibile individuare un insieme di capacità
operative – o competenze tecnico operative – che sono
sovrapponibili alle mansioni dell'attività lavorativa – il “saper
fare” -, un nucleo di conoscenze teoriche che sostanziano l'agire
pratico – il “sapere” - e dei modi di essere che sono più
consoni o addirittura necessari per ricoprire un determinato ruolo –
il “saper essere” o le competenze trasversali -. Conoscendo le
competenze in quest'ottica tridimensionale della figura professionale
target diventa possibile effettuare una comparazione con le proprie
competenze e così individuare nel dettaglio ciò che bisogna
imparare a fare, ciò
che bisogna sapere e i modi di essere che
risultano più funzionali. Fare il punto sulle competenze in proprio
possesso e su quelle da potenziare o acquisire è ciò che deve
orientare le scelte formative e professionali. Con questa
consapevolezza non parteciperò ad un qualsiasi tirocinio pur di
entrare nel mondo del lavoro, ma proverò ad intercettare quei
tirocini presso quelle aziende in cui ci sono le competenze di mio
interesse. Non parteciperò ad un qualsiasi corso di formazione, ma
sceglierò quel corso che tratta quelle tematiche specifiche che so
essere importanti nel bagaglio di conoscenze della figura
professionale che voglio sviluppare. Non mi candiderò per un lavoro
qualsiasi, ma proverò a propormi per quei profili professionali
presenti nel mio settore di riferimento cercando di fare esperienze
in cui acquisire competenze che mi specializzino ulteriormente.
Tra presente e futuro
Un
discorso di questo tipo, connesso alla costruzione di una figura
professionale specifica e specializzata può non portare un risultato
economico nell'immediato, ma risulta vantaggioso nel medio-lungo
periodo. A fronte di un mercato del lavoro fluttuante, il punto fermo
diventa la propria professionalità e specializzazione. Solo se ho
investito nella costruzione di una carriera professionale in un
settore e per una figura specifica, quando il mercato cercherà
quella figura, potrò presentare un curriculum in cui sono presenti
quelle competenze richieste riuscendo ad essere realmente
competitivo. Qualora nell'immediato si necessiti di un ritorno
economico qualsiasi cosa può andar bene, ma si corre il rischio, se
ci si affida solo ad un tale criterio, di non crearsi una figura
professionale competitiva nel mercato del lavoro e dopo dieci anni
essere sempre al punto di partenza: tante esperienze, tante
competenze ma eterogenee ed insufficienti a raggiungere quella soglia
di specializzazione richiesta. Quindi può essere vantaggioso fare
esperienze anche in ambiti professionali che non ci appartengono per
garantirci un più rapido ritorno economico solo se, in parallelo, si
porta avanti una strategia di sviluppo e professionale mirata.
Formazione, auto-formazione, affiancamento a professionisti del
proprio settore d'interesse, tirocini, attività part time,
volontariato, nei week end, la sera o dopo l'orario di lavoro
retribuito, se non è possibile fare della propria ambizione
professionale una immediata fonte di sostegno economico.
Perché
tutto questo? Perché il mercato del lavoro, per qualsiasi figura
professionale, ricerca gente specializzata, cioè gente che abbia
quelle competenze chiave relative alla posizione in oggetto. Solo se
conosco quali sono posso pianificare e cercare di realizzare una
serie di esperienze – che costituiranno la mia carriera
professionale – volte ad acquisirle costruendo, nel tempo, quella
professionalità specializzata che diventa punto fermo nel mutevole
mercato del lavoro.
Diventa ciò che sei
Ultimo
concetto sul quale ritengo opportuno fermarmi in relazione alla
definizione di carriera precedentemente esplicitata è che questa sia
“attivamente determinata”. La scelta di un percorso di sviluppo
professionale è un qualcosa di estremamente personale e che deve
partire da una ricognizione di sé in un senso più ampio. Quali sono
i miei interessi, le mie inclinazioni, le mie passioni. Cosa mi piace
fare o cosa mi riesce meglio. Bisogna conoscersi, conoscere la
propria
“aretè”
(realizzazione
dell'essenza innata della persona, sia sul piano dell'aspetto fisico,
il lavoro, il comportamento e gli interessi intellettuali) e provare
a farla fiorire. Solo partendo da questo presupposto diventa
possibile scegliere consapevolmente una strada, essere attivi nel
definirla e percorrerla, affrontare con coraggio le difficoltà che
sicuramente si presenteranno. Determinare attivamente il proprio
percorso di sviluppo di carriera ha a che fare con il sentirsi
protagonisti della propria vita professionale e non semplici
spettatori, un sentire che è ormai necessario nel mercato del lavoro
contemporaneo.
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